“Maximum City. Bombay città degli eccessi” di Suketu Mehta
edito Einaudi
“Fu chiamata Eptanesia – città di sette isole – da Tolomeo, nel 150 d.C. I portoghesi la chiamarono Bom Bahia, Buon Bahia, o Bombain, «buona baia». Nel 1538 la chiamarono anche Boa Vida, l’isola della buona vita, per via della ricca vegetazione, la selvaggina, l’abbondanza di cibo. Un’altra storia relativa al suo nome viene dal sultano Kutb-ud-din, lo scià Mubarak I, che governò le isole nel XIV secolo, demolì templi, e divenne un demone, Mumba Rakshasa. Altri nomi indù furono Manbai, Mambai, Mambe, Mumbadevi, Bambai, e ora Mumbai. È una città con molteplici pseudonimi, come i gangster e le puttane. Innumerevoli sovrani hanno posseduto questo pugno di isole, le tribù di pescatori, i re musulmani, i portoghesi, gli inglesi, gli uomini d’affari parsi e gijarati, gli sheth (con più tardi si aggiunsero i sindhi, i marwati e i punjabi), e ora di nuovo i nativi, i maharashtriani.”
Un libro su Bombay o Mumbai, la città degli eccessi come recita bene il sottotitolo. Straordinario ritratto per un’entusiasmante lettura che conquisterà il lettore con le sue storie di eccessi e contraddizioni.
Se l’osservatore medio occidentale pensava di aver avuto con il film “The Millionaire” uno spaccato della città di Mumbai dovrà per forza leggere questo libro per farsi una chiara idea di cosa sia realmente questa megalopoli e per capire le critiche indiane mosse al pluripremiato film. Non è un caso che il regista Danny Boyle abbia già acquistato i diritti del libro di Seketu Mehta, per farne un film.
Il libro una sorta di reportage di Seketu Mehta parla della sua città Bombay. Con stile giornalistico, asciutto riportando anche numeri a riscontro, descrive una città che ha abbandonato e che poi è ritornando a viverci con la sua famiglia.
Ritorna e non riconosce più la sua città, così per riscoprirla inizia un personale viaggio che lo porterà in contatto e a frequentare i diversi ambienti e abitanti di Bombay.
L’autore attraverso la sua esperienza di ricerca dà voce ai suoi abitanti più diversi: dal capo della polizia, agli ultra nazionalisti indù ai killer e gangster della malavita, le ballerine dei beer bar fino agli attori e alle star del cinema di Bollywood fornendo al lettore un ritratto quanto mai realistico della megalopoli indiana.
Un libro vertiginoso, violento, crudele a tratti agghiacciante per la cattiveria delle vicende e delle persone descritte, il tutto sapientemente scritto in uno stile giornalistico che molti paragoneranno al nostro celebre “Gomorra“ di Roberto Saviano.
“Sono tornato a cercare quella città con una domanda molto semplice: Si può tornare a casa? Mentre cercavo, ho trovato le città dentro di me”
Ne esce un ritratto di una Bombay che malgrado ciò è vista come un sogno, il sogno collettivo di molti indiani in fuga dalle campagne e dalle sperdute e povere realtà rurali per arrivare a vivere il sogno di Bombay … non si sa poi come andrà finire questo sogno se bene o male, l’importante per tutti è avere la possibilità di sognare.
Attenzione non aspettatevi un ritratto pietoso della Mumbai degli slum, anzi nessun capitolo parla nello specifico di slum. Gli slum ci sono, raccontati e descritti ma servono all’autore per descrivere la vita quotidiana e di fatto non ha la necessità di soffermarsi sugli slum perché descrivendo gli eccessi, le disparità di vita, il lusso, l’intreccio politico criminale questo è di gran lunga peggio degli slum e aiutano a dare una ragione a queste diffuse aree di povertà.
“La popolazione della Grande Bombay, diciannove milioni mentre scrivo -2004- , è superiore alla popolazione complessiva di centosettantatre paesi del mondo. Se fosse uno stato a sé Bombay sarebbe al cinquantaquattresimo posto. Bisognerebbe studiare le città allo stesso modo con cui si studiano i paesi. Ognuna ha una sua cultura, come i paesi hanno una cultura nazionale.
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Lo sviluppo delle megacittà è un fenomeno asiatico: sono in Asia undici delle quindici città più popolose del mondo. Perché gli asiatici amano vivere nelle città? Forse amiamo di più la gente.
L’India non è un paese sovrappopolato. La sua densità demografia è inferiore a quella di molti paesi che non vengono considerati tali. Nel 1999, il Belgio aveva una densità demografica di 50 abitanti per chilometro quadrato, l’Olanda 58, l’India meno di 46. Sono le città indiane ad essere sovraffollate. Singapore ha una densità di 979 abitanti per chilometro quadrato, e Berlino, la più popolosa città europea, di 436. A Bombay nel 1990 vivevano 6779 persone per chilometro quadrato. In alcune zone del centro di Bombay la densità per chilometro quadrato arriva a 386250 persone. La più alta densità demografica al mondo. Gli abitanti non sono ugualmente distribuiti nella città-isola: due terzi della dei residenti si affollano nel 5 per cento della superficie totale, mentre i più ricchi o i più protetti dalla legge sugli affitti monopolizzano il restante 95 per cento.”
Speriamo infine che Danny Boyle alla fine si decida ed girare il film tratto da questo libro … sarebbe un peccato che dopo l’esperienza di “The Millionaire” si lasciasse sfuggire la possibilità di girare un altro film in India avendo per le mani i diritti di questo bellissimo libro.
Suketu Mehta è nato il 1963 a Calcutta, cresciuto a Bombay e New York. Si è laureato alla New York University e ha studiato presso Iowa Writers‘ Workshop.
Autore indiano di base a New York, autore di Maximum City. Bombay città degli eccessi, che ha vinto il Premio Kiriyama e Hutch Crossword Award, ed è stato finalista per il Premio 2005 del Pulitzer, il premio Lettre Ulysses, il BBC4 Samuel Johnson Prize e il Guardian First Book Award. Ha vinto il Premio della Whiting’ Award, il premio O. Henry, e il New York Foundation for the Arts Fellowship con questo romanzo.
l lavori di Mehta sono stati pubblicati sul The New Yorker, The New York Times Magazine, National Geographic, Granta, Harper’s Magazine, Time, e Newsweek.
Mehta è professore associato di giornalismo alla New York University. Attualmente sta lavorando ad un libro di saggistica su immigrati in contemporanea di New York, per il quale gli è stato conferito il Guggenheim Fellowship 2007. Ha anche scritto sceneggiature originali di film, tra cui “New York, I Love You”, e una novella “What is Remembered” del 2016. In Italia nell’ottobre 2016 è uscito “Vita segreta della città”.
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