India – Aghori i sadhu più estremi
Gli Aghori sono una classe di asceti devoti al dio Shiva, forse la più estrema delle sette di sadhu e tra i più tradizionalisti della cultura induista, tanto affascinanti quanto estrema. Bevono liquori, fumano ganja, si nutrono di carne (anche carne umana), usano come ciotola un cranio umano, si aggirano tra le pire funerarie, meditano di notte e non hanno alcuna inibizione riguardo al sesso e amano circondarsi di elementi che richiamano la morte.
Aghori i sadhu più estremi si rifanno ad Aghora, un termine sanscrito che è la combinazione fra due parole A è una negazione e Ghora è l’oscurità dell’ignoranza, ma significa anche intenso, profondo. Aghora perciò significa “luce”, assenza di oscurità, consapevolezza, ma simboleggia anche uno stile di vita dove una persona della tradizione Aghori non ha sentimenti intensi o profondi, non fa differenza tra i vari sentimenti, dove sembra indifferente alle varie vicende della vita.
Come divinità indipendente Aghora è raffigurata «mentre tiene una scure, uno scudo, un uncino per guidare gli elefanti, un laccio, una lancia, un cranio, un tamburello e un rosario. Ha quattro volti. Io contemplo nel mio cuore questo dio Non-terribile, d’un nero risplendente» (Shiva-toshinī 1,14)
Fondata da Kina Ram nel XVIII secolo, gli aghori credono nella liberazione indù moksha, nel ciclo della reincarnazione samsara. Questa liberazione è una realizzazione di sé come identità con l’assoluto, a causa di questa dottrina gli aghori sostengono che tutte le opposizioni sono in ultima analisi, illusorie. A tale scopo abbracciano una serie di pratiche per la realizzazione di una non-dualità. In sostanza le credenze degli aghori si basano sulla base di due principi: in primo luogo, che Shiva è perfetto; in secondo luogo, che Shiva è responsabile per tutto ciò, ogni pietra, albero, animale, e anche ogni pensiero. Grazie a questo, tutto ciò che esiste deve essere perfetto, e negare la perfezione di tutto ciò sarebbe negare la divinità.
Nel praticare ciò si dice che gli Aghori i sadhu più estremi mangiano e bevono qualsiasi forma di cibo commestibile o tossico. Bevono liquori, fumano ganja, si nutrono di immondizia, e di ogni sorta di carne (in alcuni riti anche carne umana, non mangiano solo carne di cavallo), usano come ciotola un cranio umano, si aggirano tra le pire funerarie, meditano di notte e non hanno alcuna inibizione riguardo al sesso.
Giustificano queste pratiche dicendo che tutti i gusti e le inclinazioni naturali dell’uomo devono essere distrutti, che non esistono bene né male, né cose gradevoli né cose disgustose, ecc. Anche gli escrementi umani che fertilizzano un suolo sterile, così l’assunzione di ogni specie di sudiciume fertilizza il corpo e lo rende capace di qualsiasi meditazione. Per costoro non esistono differenze tra le caste e le religioni; i genitori sono semplici accidenti, il celibato è obbligatorio, conducono una vita da vagabondi e si accompagnano spesso ad un cane.
Sono anche noti per la loro conoscenza delle arti magiche, molti credono di possedere poteri magici e non è difficile sentire raccontare storie fantastiche di improbabili incontri e di miracolose guarigioni. Tra gli indiani gli aghori suscitano un sentimento misto tra il rispetto e il sospetto e nella realtà di oggi si incontrano sovente lungo le rive del Gange soprattutto a Varanasi, o in altri luoghi sacri come Pushkar, ma assomigliano più ad un fenomeno da baraccone, a semplici pazzi piuttosto che ad una personalità mistica e religiosa.
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