Le grotte di Ajanta e le sue pitture murali
Le 30 grotte di Ajanta sono un imponente sito storico e artistico, costituito da monumenti rupestri buddisti scavati nella roccia che risalgono dal II secolo a.C. al V secolo d.C..
Le grotte si trovano a nord di Aurangabad, nella catena degli Indhyadri dei Ghati occidentali. Le grotte, famose per l’architettura dei templi e per i molteplici murales delicatamente disegnati, sono scavate nella roccia vulcanica sul lato di un burrone a forma di ferro di cavallo alta 76 m. che si affaccia sul fiume Waghora. L’elemento che contraddistingue le grotte di Ajanta sono l’elevato valore artistico delle pitture murali che riproducono storie mitologiche, storia delle popolazioni locali, storia del buddhismo delle dinastie e scene di vita quotidiana, testimonianza unica e inestimabile. Questa ricchezza conferisce ad Ajanta un significato centrale ed unica nella storia della pittura indiana, anche per questo il sito delle grotte di Ajanta è inserito nella lista dei siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
All’esterno non si ha questa impressione, ma ogni buco nero è pieno di dipinti antichi e sculture scolpite, capolavori di 2.000 anni di opere d’arte religiose buddhiste e indiane. Il sito è molto esteso e anche se sono categorizzate 30 grotte l’intera area comprende oltre 1200 grotte di cui settecento buddhiste. Ogni grotta è unica, alcune più elaborate o ben conservate rispetto ad altre. Quasi ogni grotta riporta raffigurazioni del Buddha centrale di fronte all’ingresso. I dipinti murali non sono semplici affreschi ma sono delle vere e proprie tempere, le pareti sono rivestite di dipinti estremamente colorati con una tecnica e pigmenti che ne esaltano i colori e che si sono conservati fino ad oggi.
Lo stile delle grotte di Ajanta si ritrova anche nelle grotte di Ellora e in altri siti come le grotte di Elephanta, le grotte di Aurangabad, le grotte di Shivleni e i templi rupestri del Karnataka.
Storia grotte di Ajanta
Si ritiene che le Grotte di Ajanta siano state realizzate in due fasi distinte, la prima dal II secolo a. C. al I secolo d.C. e la seconda diversi secoli dopo a partire dal V secolo.
Grotte del primo periodo, Satavahana – Comprende le grotte 9, 10, 12, 13 e 15A. Le pitture murali di queste grotte raffigurano storie dei Jataka. Le grotte successive riflettono l’influenza artistica del periodo Gupta, ma ci sono opinioni divergenti sul secolo in cui furono costruite le prime grotte. Alcuni indicano il periodo della dinastia indù Satavahana (230 a.C. – 220 d.C. circa), altri la dinastia Maurya (dal 300 a.C. al 100 a.C.).
Di questo periodo storico, le caverne 9 e 10 sono stupa contenenti sale di culto di forma chaitya-griha, e le caverne 12, 13 e 15A sono vihara. Le prime grotte del periodo Satavahana mancavano di scultura figurativa, enfatizzando invece lo stupa.
Una volta realizzate le grotte del periodo Satavahana, il sito non fu ulteriormente sviluppato per un periodo considerevole fino alla metà del V secolo d.C. Tuttavia, le prime grotte erano in uso durante questo periodo dormiente, e pellegrini buddisti visitarono il sito.
Grotte del secondo periodo, Vakataka – La seconda fase iniziò intorno al V-VI secolo d.C. e continuò per i due secoli successivi. Per molto tempo si è pensato che le grotte successive fossero state realizzate per un periodo prolungato dal IV al VII secolo d.C., ma negli ultimi decenni una serie di studi hanno confermato che la maggior parte dei lavori si svolse nel brevissimo periodo dal 460 al 480 d.C. durante il regno dell’imperatore indù Harishena della dinastia Vakataka. Questa datazione è stato criticata da alcuni studiosi, ma oggi è ampiamente accettata dalla maggior parte degli autori ed esperti di arte indiana.
La seconda fase è attribuita alla tradizione buddhista teistica Mahayana. Le grotte del secondo periodo sono 1–8, 11, 14–29, forse estensioni di grotte precedenti. Le grotte 19, 26 e 29 sono chaitya-griha, il resto vihara. Le grotte più elaborate furono prodotte in questo periodo, che includevano alcuni lavori di ristrutturazione e ridipintura delle prime grotte.
A metà del VII secolo il sito venne abbandonato e via via nascosta dalla vegetazione per più di mille anni. Dopo secoli di abbandono, le grotte furono scoperte accidentalmente nel 1819 da John Smith, membro di una squadra di caccia britannica. Dalla sua riscoperta e con una crescente popolarità nel giro di pochi anni, il sito un tempo anonimo divenne un bersaglio facile per cacciatori di tesori senza scrupoli. In poco tempo, tuttavia, l’antiquario, archeologo e storico dell’architettura indiano James Fergusson si interessò al loro studio e conservazione. Fu lui assieme a James Burgess a numerare le grotte. Nel corso del XIX e XX secolo molti artisti, archeologi, storici, conservazionisti, geologi e antiquari hanno continuato a studiare e a scoprire nuove cose.
Negli ultimi anni è stato intrapreso un accurato restauro dei dipinti delle grotte 9 e 10, portando alla luce nuovi murales che possono essere apprezzati nella loro piena bellezza.
Le principali grotte di Ajanta
Le grotte identificate sono 36, alcune delle quali scoperte dopo la numerazione originale che arrivava fino a 29. Le grotte identificate successivamente sono state nominate con le lettere dell’alfabeto, come 15A, identificate tra grotte 15 e 16. La numerazione delle grotte non riflette l’ordine cronologico della loro costruzione. Le grotte principali sono la numero 1,2, 16 e 17 (vidhara o monastero) e 19, 26 (chaitya o santuario).
Grotta 1 – Si tratta di un vihara (monastero) a pianta quadrata, costituito da un cortile aperto e veranda con celle su ogni lato, una sala centrale fiancheggiata da 14 celle, un vestibolo e garbha griha (santuario interno). Sebbene si trovi in una posizione meno favorevole, i suoi dipinti, i motivi scultorei e architettonici ben eseguiti rendono questa grotta veramente adatta per un re e per questo è detta la “grotta regale”. Contiene i famosi dipinti di Bodhisvatta Padmapani e Vajrapani insieme a una figura seduta del Buddha.
Grotta 2 – Questo vihara è costituito da un portico con celle su entrambi i lati, una sala con colonne delimitata da dieci celle, un’anticamera e un garbha griha. La grotta contiene due santuari secondari. Il Buddha nel santuario principale è affiancato da due figure yaksha (Sankhanidhi e Padmanidhi) a sinistra e altre due (Hariti e la sua consorte Pancika) a destra. Le pareti e il soffitto della grotta splendidamente decorati ritraggono Vidhurapandita, il miracolo di Sravasti, Ashtabhaya Avalokitesvara e il sogno di Maya.
Grotta 16 – È uno dei più grandi scavi situati al centro dell’arco del burrone. Un’iscrizione ricorda che era un dono del primo ministro imperiale Varahadeva. La colossale sala è circondata da 14 celle. Il garbha griha contiene una figura scolpita di Buddha in pralamba padasana mudra. Alcuni dei migliori esempi di pitture murali sono conservate qui. Le pitture includono varie storie di Jataka come Hasti, Maha Ummagga, Maha Sutasoma; altre raffigurazioni includono la conversione di Nanda, il miracolo di Sravasti, il sogno di Maya e altri episodi della vita di Buddha.
Grotta 17 – In questo vihara è conservata una collezione esemplare di dipinti e motivi architettonici. Questo monastero è costituito da una veranda a pilastri con celle su entrambi i lati, una grande sala centrale sostenuta da 20 pilastri ottagonali e delimitata da 17 celle, un’anticamera e il garbha griha con un’immagine custodita di Buddha. Tra i murales l’illustrazione profondamente toccante di Chhaddanta Jataka, la squisita decorazione di pilastri, la sublime rappresentazione della graziosa bellezza di una donna che si guarda allo specchio e l’evocativa rivisitazione della sottomissione di Nalagari da parte del Buddha sono alcuni dei punti salienti. Molte storie di Jataka sono raffigurate qui tra cui Chhaddanta, Mahakapi, Hasti, Hamsa, Vessantara, Maha Sutasoma, Sarabha miga, Machchha, Mati Posaka, Sama, Mahisa, Valahass, Sibi, Ruru e Nigrodhamiga.
Grotta 19 – La facciata di questa chaitya è splendidamente decorata con varie figure scolpite e motivi decorativi. Il Buddha che offre la sua ciotola per l’elemosina a suo figlio Rahul è raffigurato vicino alla porta d’ingresso. Inoltre, due figure yaksha a grandezza naturale sono scolpite su entrambi i lati dell’arco chaitya. All’interno, la pianta absidale divide lo spazio in una navata separata da un colonnato di 17 pilastri dalle navate laterali con l’abside all’estremità terminale che ospita lo stupa. Una figura di Buddha è scolpita nella parte anteriore dello stupa. Le pareti della navata conservano ancora alcuni dipinti murali molto belli. È interessante notare che il cortile esterno è fiancheggiato da due portici laterali.
Grotta 26 – Questo chaitya è famoso per la sua straordinaria rappresentazione del Buddha Mahaparinirvana o Buddha Parinirvana sulla parete della navata sinistra insieme all’assalto di Mara durante la penitenza del Buddha. Si tratta di un Buddha sdraiato sul letto di morte lungo 7 metri, con donne piangenti ai suoi piedi, musicisti e angeli in cielo, nell’attesa del suo ingresso nel Nrivana.
Un’iscrizione sulla veranda anteriore ricorda che era un dono di Buddhabhadra, un amico del ministro di Asmaka Bhavviraja. La facciata, i pilastri interni, il trifoglio e le pareti delle navate sono tutti sapientemente decorati. Lo stupa ha una figura scolpita di Buddha in pralamba padasana mudra.
Info per visita
Le Grotte di Ajanta sono una delle principali attrazioni turistiche del Maharashtra. Si trovano a circa 6 km da Fardapur, 59 km da Jalgaon, 104 km da Aurangabad e 350 km da Mumbai.
L’aeroporto più vicino è Aurangabad collegato con voli giornalieri con Delhi e Mumbai. La stazione dei treni più vicina è Jalgaon ma anche Aurangabad può essere funzionale alla visita.
Poi dall’aeroporto o dalla stazione ferroviaria con taxi, auto privata o bus locali si può raggiungere il sito.
Da un punto di vista logistico includere le Grotte di Ajanta in un programma di viaggio, non è facile proprio per la sua isolata posizione geografica. Di solito la visita delle grotte di Ajanta è spesso combinata con la visita di Aurangabad e delle Grotte di Ellora che si trovano a 100 km, grotte induiste, giainiste e buddiste, le ultime risalenti a un periodo simile ad Ajanta programmando un’escursione di un paio di giorni da Mumbai (vedi seguente link).
Un’altra soluzione più lunga ma sempre interessante prevede di arrivare via terra dal Madhya Pradesh, di fatto dopo aver visitato il Madhya Pradesh invece di rientrare con un volo a Delhi si prosegue via terra per Ajanta e poi per Aurangabad e da qui proseguire per Delhi o Mumbai.
Nei dintorni non ci sono hotel o strutture ricettive attrezzate, solitamente si pernotta ad Aurangabad.
Le grotte sono aperte al pubblico tutti i giorni dalle 09:00 alle 17:00/17:30 (a seconda della stagione) escluso il lunedì giornata di chiusura settimanale.
Il biglietto d’ingresso alle grotte di Ajanta per gli stranieri è di INR 600. L’ingresso è gratuito per i ragazzi di età inferiore ai 15 anni.
Un suggerimento: portatevi una lampada frontale o torcia per illuminare le pitture rupestri per apprezzare al meglio il sito e le sue meravigliose pitture murali.
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