“La tigre bianca” di Aravind Adiga
editore Einaudi
Nato poverissimo in un villaggio dell’interno dell’India, Balram Halwai, detto la Tigre Bianca, ha l’occasione di evadere dalla gabbia della miseria quando un ricco possidente Mr Ashok lo assume come autista. Accompagnare il padrone sulla strada di un’inarrestabile corruzione, vedere da vicino il lusso sfrenato in cui vivono i ricchi, libera Balram da ogni scrupolo morale lo libera dalla gabbia della miseria e della povertà e lo trasforma prima in un ricercato in fuga e poi in un brillante e spietato uomo d’affari.
“La storia della mia educazione è la storia di come si produce un uomo cotto a metà.
Però attenzione, signor primo ministro! Dopo dodici anni di scuola e tre di università le persone istruite indossano abiti eleganti, vengono assunte da ditte importanti e per il resto della vita prendono ordini da altri uomini.
La creta di cui sono fatti gli imprenditori è cotta a metà.”
Dopo il film The Millionaire campioni di incassi e di Oscar, un libro che offre un’immagine quanto mai essenziale reale e disadorna dell’India, il tutto con un linguaggio asciutto e diretto a volte crudo e violento ma brillante. È un libro che vi catturerà fin dalle prime pagine con la particolare comunicazione epistolare del protagonista verso un’importante figura politica mondiale – che non sto qui a svelarvi – che nella storia del libro si accinge a compiere un viaggio in India.
Dalla scrivania di:
«La Tigre Bianca»
Un uomo pensante
E un imprenditore
Residente nel centro mondiale della tecnologia e dell’outsourcing
Electronics City Phase I (accanto a Hosur Main Road)
Bangalore, India.
La stesura della lettera rappresenta per Balram un momento di riflessione individuale, non a caso avviene al termine del lavoro durante le ore notturne.
Balram ripercorre tutta la sua intensa vita, nella sua realtà personale e in quella sociale e insieme al pensiero del protagonista, colto nell’intimità “mette a nudo” di fronte a se stesso e ai lettori anche lo spirito, il costume, lo stile e la civiltà dell’India moderna a volte entrando nei meccanismi e nei dettagli della macchina della corruzione che esalta le classi agiate per schiacciare alla condizione di schiavi moderni le persone più deboli e abbiette.
L’autore ci svela cosa sta dietro a questa vertiginosa crescita economica, ci svela retroscena, i prezzi umani e sociali, il sistema di favori e di bustarelle che coinvolge politici e imprenditori, il rapporto con i più deboli, insomma un ritratto della più grande democrazia del mondo. Il tutto con un linguaggio duro, ironico e pungente è un inaspettato viaggio nella nuova India
Vincitore del Man Booker Price 2008 e di altri riconoscimenti, è stato positivamente accolto in India e copie del romanzo si vendono ancora adesso ad ogni angolo delle più importanti città, copie in inglese a Mumbai e a New Delhi ancora adesso a distanza di anni dalla sua uscita.
E’ una lettura piacevole, un romanzo libero, a tratti sembra un libro di denuncia e magari al termine della lettura l’India potrà piacervi un po’ meno, ma anche questa è India. Come afferma l’autore stesso il romanzo è una finzione e vuole provocare, ma la storia induce il lettore a pensare e a riflettere, e può diventare un utile strumento per aiutare il visitatore medio -che non ha mesi o anni di tempo a disposizione per soggiornare in India – per capire e comprendere l’India.
Il corpo di un ricco è come un cuscino di cotone di prima qualità, bianco e soffice e immacolato. I nostri corpi sono diversi. La spina dorsale di mio padre era una corda attorcigliata, come quelle che usano le donne nei villaggi per attingere l’acqua al pozzo; le clavicole gli formavano intorno al collo un rilievo pronunciato, che faceva pensare al collare di un cane; tagli e graffi e cicatrici, come piccoli segni di frustate sulla pelle, gli correvano lungo il torace e la schiena, giù oltre le ossa del bacino, fino alle natiche. La storia della vita di un povero è scritta sul suo corpo, come una matita ben temperata.
Pur essendo una finzione il libro documenta sistemi, scandali e vicende presenti e attuali nella società indiana. Originale è anche la forma di scrittura e la comunicazione epistolare e anche il suo originale destinatario … anche in relazione dei rapporti non certo idilliaci tra i due paesi.
Aravind Adiga: è nato a Madras nel 1974. Giornalista e scrittore, dopo avere soggiornato in vari paesi – fra cui l’Australia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti – attualmente vive a Mumbai. Ha iniziato la carriera professionale come giornalista finanziario nella redazione del Financial Times, poi come corrispondente del Time in Sud Asia, diventando in seguito freelance. La Tigre Bianca (Einaudi, 2008) è il suo primo romanzo, e grazie ad esso ha vinto il Man Booker Prize 2008. Fra due omicidi è edito da Einaudi nel 2010, L’ultimo uomo nella torre nel 2012.
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