“Viaggio nell’India del nord” di Cinzia Pieruccini e Mimma Congedo
edito Einaudi
L’India è un paese molto vasto e nell’immaginario è un luogo unico. Chi non la conosce o non c’è mai stato fatica a farsi un’idea della vastità e varietà del suo territorio, della sua popolazione e della sua cultura. Si fatica a comprendere o a capire che in India si parlano molte lingue, ma che nessuna lingua e parlata da tutti, e che forse l’unica lingua franca è l’inglese!!!
Questa realtà diventa ancora più disarmante quando si entra in contatto con l’immenso patrimonio culturale, con i suoi sterminati templi, le storie mitiche, i testi sacri, i suoi miti.
Questo libro propone un immaginario viaggio nell’India del Nord. Si tratta di un itinerario che parte da Delhi, muove verso l’Uttar Pradesh fino a Varanasi e la vicina Sarnath, quindi si sposta nel Madhya Pradesh per Khajuraho e per si entra nel Rajasthan, fa una puntatina nel Punjab e termina a Delhi e Agra.
Questo itinerario potrebbe con breve accorgimenti essere anche affrontato, ma l’idea del libro è attraverso i luoghi percorrere e affrontare “lo sviluppo della civiltà indiana con le sue creazioni culturali e artistiche in una sorta di viaggio cronologico, anche in questo caso non forzatamente lineare, ma in cui ci sembra possano emergere in modo abbastanza chiaro il suo procedere e la sua complessità”.
Si parte dalla nascita di Delhi con i canti di guerra del Mahabharata, dove l’architetto degli dei costruì per il sovrano un palazzo di meraviglie. Si passa per la favolosa Ayodhya, la città di Rama, incarnazione di Vishnu.
Si arriva a Varanasi il grande “guado” di Shiva”, dove il Gange il fiume sacro degli hindu, con la splendida Varanasi, sede del mito del dio Shiva. A pochi chilometri dalla città sacra induista, si trova Sarnath città sacra buddhista con il Parco delle gazzelle il luogo dove Gautama Shakyamuni annunciò al mondo le quattro nobili verità.
Si prosegue per Sanchi alla ricerca degli stupa monumenti simbolo del buddhismo, e poi verso Vidisha e le grotte di Udayagiri sulle tracce della Dea.
“Così, fra funebri presagi, la città di Ayodhya saluta il più amato dei suoi cittadini, Rama, «Colui che suscita piacere», in partenza per l’esilio. Dopo molte vicende, l’eroe divino farà un trionfante ritorno e si insedierà sul trono, per garantire la prosperità dei sudditi.
Secondo la tradizione, i regnanti hindu discendono o dalla Luna o dal Sole. Se Delhi era la capitale dei sovrani della dinastia lunare, i Pandava del Mahabharata, Ayodhya, il cui nome in sanscrito significa «Da non combattere», era la capitale antica dei re della dinastia solare. Le vicende del più importante sovrano di questa dinastia, Rama, sono narrate nell’altro grande itihasa, «poema epico» dell’India: il Ramayana, titolo che spesso è tradotto appunto «Il viaggio di Rama».”
In questo viaggio non può mancare Khajuraho con i suoi templi “espressione di un ideale architettonico, molto diverso, che appartiene al filone della classicità. Con questi monumenti Khajuraho si colloca ai vertici dell’architettura templare dell’India settentrionale e della scultura, sua parte integrante, almeno nell’ambito di quanto si è conservato fino a oggi”. A Khajuraho si parla di Kamasutra e di tantrismo.
Si procede per Mathura e poi si scende al confine del Rajastan a Monte Abu terra del jainismo di Mahavira e i Tirthambkara, con gli elementi e i concetti cardine della religione jaina. Si entra poi nel cuore del Rajastahn dei principi guerrieri e delle loro donne ancora più dure. “Il paese dei re” dei Rajput con le sue distese di deserto roccioso, i suoi incantevoli palazzi e fortezze teatro di epiche battaglie e di romantiche storie d’amore.
“Chittor e le donne Rajput.
Fieri e bellicosi, costantemente mossi da uno spirito di battaglia, gli uomini Rajput vivevano e combattevano seguendo i dettami di un codice d’onore religioso. Quanto alle donne, nelle famiglie regnanti una numerosa poligamia era normale, e almeno nel caso dell’aristocrazia spose e figlie conducevano una vita segregata secondo l’usanza comunemente chiamata purdah (parda), un termine di origine persiana che alla lettera significa «tenda». quest’usanza del purdah, precisiamo, è stata fino ai tempi recenti regola universale nelle famiglie islamiche tradizionali dell’India, mentre in ambito hindù, com’è il caso dei Rajput, ha riguardato solo alcune comunità. Il senso dell’onore, questa vera e propria ossessione per i Rajput, si manifestava nel modo più atroce e sconvolgente nel caso degli assedi. Se una roccaforte era circondata ed evidentemente destinata alla sconfitta, la tradizione voleva che i suoi uomini combattessero fino allo sterminio, mentre nella rocca le donne affrontavano un suicidio collettivo, generalmente gettandosi nel fuoco con i figli piccoli – il fuoco, insomma, delle pira funebre che chiude l’esistenza degli hindù. In questo modo esse salvano appunto il loro onore, evitando di cadere nelle mani dei nemici, e gli uomini, coscienti della perdita delle donne e dei bambini, erano ulteriormente motivati a non cercare nessun scampo personale. Questo suicidio collettivo si chiamava johar (scritto anche jauhar), e la storia ne ricorda molti esempi; sebbene cifre precise siano difficilmente calcolabili, migliaia di donne rajput morirono in questo modo.”
Nel Punjab si incontrano i sikh che hanno il loro centro ad Amritsar, “Laghetto d’ambrosia“”, dove sorge il tempio principale il Tempio d’Oro.
Si ritorna a Delhi passando per luoghi e monumenti e si termina ad Agra e il celebratissimo Taj Mahal, la “Corona del Palazzo“, monumento emblema dei sentimenti umani, della loro potenza, della loro grandiosità e della loro bellezza.
Non inganni il libro non è una guida sui luoghi ma è un testo che attraverso i magnifici monumenti lasciati, ci porta alla scoperta della cultura, della letteratura (numerosi sono i riferimenti ai tanti libri e testi) delle religione di questo magnifico paese. Si parla di storia, cultura, religione, letteratura, filosofia, tradizioni e costumi, le varie materie si mescolano e si incontrano in questo viaggio nell’India del nord. Si riportano storie, leggende, aneddoti, spiegazioni. Non sono riportati nomi di hotel, ristoranti o quant’altro simile ad una classica guida. Si parla di India attraverso i suoi monumenti e simboli, una lettura facile e introduttiva per chi intraprende un viaggio nell’India del nord.
Il volume è anche arricchito da 56 illustrazioni nel testo, una curata bibliografia con i riferimenti presenti del testo (alcuni titoli possono essere utili a chi volesse approfondire uno specifico argomento), ed infine un utile indice dei nomi e dei luoghi, prima del classico indice.
Autori
Cinzia Pieruccini è docente di Indologia all’Università di Milano, e studiosa di Storia dell’arte dell’India. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo Induismo (Giuliano Boccali, Electa, 2008).
Mimma Congedo ha svolto attività di ricerca in Italia e all’estero, soprattutto nell’ambito dell’estetica e della filosofia indiana e comparata. Collabora con le cattedre di Indologia e Lingua e letteratura sanscrita dell’Università di Milano.
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