Arathi, Arti, Aarti rituale devozionale che usa il fuoco come offerta
Aarti, arti anche chiamata arati, arathi, aarthi è un rituale religioso induista che fa parte della puja. L’aarti rituale devozionale è una pratica che usa il fuoco come offerta, spesso sotto forma di una lampada accesa, un piccolo diya con una candela e fiori che galleggiano lungo il fiume, ma più spesso l’aarti o artipuja è l’offerta del fuoco che avviene con una lampada di canfora in onore di una divinità.
Il sacerdote muove in senso orario intorno all’effige di un vassoio con una lucerna di solito con cinque stoppini, imbevuti di burro chiarificato o canfora e altri oggetti, come cenere sacra, foglie di tulasi, polvere di kumdum, fiori.
L’aarti viene celebrata generalmente nel tempio come rito ordinario a sé. Il momento culminante dell’adorazione è quello in cui si brucia la canfora, con la sua luce vivida e il profumo intenso. Il gesto dell’offerta del fuoco è accompagnato da canzoni, mantra cantate ed eseguite in lode della divinità.
Poiché la canfora non lascia residui, la sua fiamma simboleggia tanto l’incarnazione della divinità, quanto il suo trascendere la forma corporea. L’aarti viene celebrato anche in altri occasioni, come la prima visita dello sposo alla casa della sposa, il primo ingresso di una coppia di sposi nella nuova casa, la nascita di un figlio.
La aarti oltre ad essere celebrate nei templi si tengono anche sulle rive dei sacri fiumi, e qui si trasformano in autentici spettacoli che richiamano fedeli e curiosi. Queste avvengono poco dopo il tramonto sui ghat sulle rive delle città sacre di Rishikesh (al Parmarth Niketan Ashram), Haridwar (al Hari ki Pauri), Maheshwar, Ujjain (allo Shri Ram Ghat), Patna (al Gandhi Ghat), Allahabad (al Sangam Aarti) … ma la più famosa, celebre e a detta di tutti più bella è la Ganga Aarti a Varanasi al Dasaswamedh Ghat.
Ganga Aarti a Varanasi
L’aarti rituale devozionale che si tiene a Varanasi è un’offerta fatta alla Dea Ganga, anche affettuosamente chiamata Maa Ganga, dea del fiume Gange, il più sacro dell’India. A Varanasi al Dasaswamedh Ghat, vicino al tempio Kashi Vishwanath, ogni sera, una volta che il sole cala all’orizzonte, si tiene un aarti molto coreografato.
Attraverso l’aarti, viene fatto un impegno al dio, Mata Gange, Surya, Agni (Fuoco) e all’intero universo creato dal dio Shiva. In alcune occasioni speciali, feste religiose e secondo giorno della settimana precisi, si tengono particolare tipi di aarti.
Un maha aarti (grande aarti) si svolge su una scala particolarmente elaborata a Varanasi verso la fine di ogni anno in occasione della notte di luna piena Kartik Purnima (quest’anno è il 23 novembre 2018).
L’aarti viene eseguito su un palco da un gruppo di giovani pandit, tutti avvolti in abiti dhoti e kurta color zafferano con i piatti di puja sparsi davanti a loro. Si inizia con il soffiare di una conchiglia, e si continua con l’ondeggiare di bastoncini di incenso in modelli elaborati e cerchi di grandi lampade fiammeggianti che creano una brillante tonalità contro il cielo oscurato. Il movimento delle pesanti lampada di ottone con un cappuccio di serpente, tenute nelle mani dei pandit, è strettamente sincronizzato con i canti ritmici degli inni e dei cimbali, a volte sincronizzato con il battito delle mani dei devoti. L’inebriante profumo di sandalo si diffonde nell’aria.
Quando il Gange Aarti finisce l’ambiente diventa molto silenzioso con l’aria densamente profumata di sandalo.
La Ganga Aarti di Varanasi è assolutamente da non perdere, una delle cose da fare e vedere in un viaggio a Varanasi. Il Ganga Aarti si svolge poco dopo il tramonto indicativamente alle 18:45 per circa 45 minuti. I devoti iniziano a confluire circa un’ora prima, cercando di occupare il migliore posto possibile. Sul fiume alcune barche piene di devoti si dispongono sotto al ghat sulla riva del fiume per assistere alla puja.
Si differenzia dalle altre aarti in quanto è una cerimonia altamente coreografata, e alcune persone considerano troppo stravagante e appariscente il modo di condurre la puja perché tende ad uscire dall’originale contesto spirituale.
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