“Il ragazzo giusto” miniserie in 6 episodi su Netflix
Il ragazzo giusto è una miniserie televisiva prodotta dalla BBC, disponibile anche in Italia dal 23 ottobre 2020 sulla piattaforma streaming Netflix. La miniserie è diretta dalla famosa regista indiana Mira Nair e adattata da Andrew Davies dal romanzo omonimo del 1993 di Vikram Seth “A Suitable Boy”.
Ambientato tra il nord dell’India nella città di fantasia Brahmpur e Calcutta nel 1951, la miniserie narrando le vite di quattro famiglie indiane della classe media negli anni cinquanta vuole essere uno spaccato della realtà indiana attraverso le vicissitudini dei suoi protagonisti, i drammi familiari, le questioni amorose, le tensioni sociali la nascita del nazionalismo indù, le imminenti elezioni generali, con un contorno di musica, danze, colori e una splendida fotografia e cartolina dell’India.
La serie così inizia:
“Con L’indipendenza del 1947, l’India venne divisa in due Paesi.
L’India era libera, la sua terra e il suo popolo per sempre divisi”.
Gli anni cinquanta sono anni di cambiamento per l’India post-coloniale, che libera dalla dominazione britannica combatte tra cambiamento e radicamento al passato.
Come recita bene il titolo della miniserie identico all’originale del romanzo, tutto il racconto verte attorno ad un tema molto rilevante il matrimonio combinato, una pratica tipicamente indiana che ritorna spesso nella serie. Il matrimonio combinato è una pratica ancora in uso, molto diffusa e tipica della tradizione e cultura indiana. La volontà della famiglia di scegliere per il proprio figlio o figlia la giusta moglie o il giusto marito. Da una parte la tradizione indiana e la forzatura dei genitori che impongono la loro scelta ai figli, dall’altra i giovani figli che rivendicano la loro libertà di scegliere chi sposare e soprattutto di sposare una persona che già conoscono e che amano.
“Il ragazzo giusto” la trama
Lata Mehra, una vivace studentessa universitaria di Brahmpur, si sta preparando per il matrimonio combinato di sua sorella Savita mentre sua madre Rupa Mehra la avverte: «Anche tu sposerai un uomo che sceglierò io» . Se la madre è alla ricerca del degno compagno per sua figlia, la ragazza però non ne vuole sapere di sottostare a una tradizione per lei così antiquata e verso la fine del primo episodio incontra un ragazzo assolutamente inadatto, Kabir un musulmano conosciuto al campus.
Parallelamente all’interno della famiglia Kappor, il giovane esuberante figlio Maan Kappor mette in imbarazzo suo padre Mahesh Kapoor politico di alto rango e ministro delle finanze, gettando il ministro degli interni in una fontana durante il festival di Holi. Lo stesso Maan inizia una storia con Saeeda Bai una cantante cortigiana ghazal, molto più matura di lui.
Durante tutto questo viene costruito un tempio accanto a una moschea secolare e la polizia apre il fuoco e uccide manifestanti pacifici.
Il tumulto interiore dei giovani è rispecchiato dalle scaramucce sociali nel mondo esterno mentre uno stato-nazione cerca un’identità sostenibile. Nel corso della storia i protagonisti dovranno lottare per i propri ideali, soprattutto la giovane Lata che dovrà scegliere tra tre uomini cercando di liberarsi dalle catene della società e dalle tradizioni del passato.
Recensioni e commenti
La miniserie è molto bella e anche gli spettatori inglesi che per primi l’hanno vista l’hanno apprezzata. I valori di produzione sono alti, vestiti, mobili, accessori e architettura sono eleganti, la fotografia, immagini e location stupende, dai mercati polverosi di Calcutta alla città universitaria immaginaria di Brahmpur tutto è molto bello e curato, anche troppo. Anzi a volte la fotografia e le scene sono fin troppo sontuose ed eleganti.
La performance equilibrata e il cast è di ottimo livello con attori e attrici internazionali tutti indiani.
Come detto è una produzione inglese della BBC e forse risente della loro personale visione dell’India che non sempre corrisponde a quella reale. Questo traspare in alcune scene che riproducono un’India insolita che non hanno nulla a che vedere con la cultura e tradizione indiana.
Forse per coprire le oltre 1500 pagine del romanzo originale di Vikram Seth sarebbero servite più puntate, per permettere alle storie e alle vicende di andare più in profondità. Per descrivere meglio i personaggi, le vicende, le sfumature linguistiche e inquadrare meglio la storia sarebbero stato necessario più tempo, ma essendo un adattamento è normale che qualcosa si sia perso. Spesso nel cinema e nella televisione prevale l’aspetto visivo e il testo viene sacrificato.
La regista della serie televisiva è la famosissima Mira Nair, molto apprezzata in occidente, perché è forse la regista meno indiana e più occidentale in circolazione. Nata il 1957 in Orissa a Bhubaneshwar di cultura bengalese, vive e lavora negli Stati Uniti. La regista si è fatta conoscere con “Salaam Bombay!” premiato al festival di Cannes nel 1988. Seguiranno “Mississippi Masala“, “La famiglia Perez“, il celebre “Monsoon Wedding – Matrimonio indiano” premiato al festival di Venezia nel 2001. Seguiranno “La Fiera delle Vanità“, “Amelia” , “ Il destino nel nome – The Namesake”, “Il fondamentalista riluttante” e “Queen of Katwe”. In mezzo altri film e partecipazioni in cortometraggi.
Per chi avesse letto il romanzo, una bella occasione per vedere la storia narrata e descritta nella miniserie televisiva. Per chi invece arriva dalla miniserie televisiva, la possibilità al termine della visione di buttarsi sulla lettura del romanzo scritto con novizia di particolari, ricco di dettagli aneddoti che a detta dell’autore Vikram Seth ha richiesto più di un decennio per essere completato.
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