“Dall’India” di Hermann Hesse
Annotazioni, diari, poesie, considerazioni e racconti
Edito Mondadori
A cura di Volker Michels
Stanco della vita sedentaria di Gaienhofen sul Lago di Costanza, Assia, l’allora 34enne e padre di tre figli Hermann Hesse intraprese il viaggio più lungo della sua vita. La destinazione era l’Oriente e l’India in special modo, il paese dove i suoi nonni ei suoi genitori erano stati evangelizzatori per diffondere il cristianesimo protestante. Come ebbe a dire lo stesso Hesse:
“L’Oriente non era soltanto un paese o una dimensione geografica, ma era la casa e la gioventù dell’anima, era dovunque ed in ogni luogo, era l’unione di ogni tempo”.
Hermann Hesse conosceva la cultura induista e quella buddhista fin da piccolo, perché i genitori erano stati missionari in India e nutriva un forte interesse per la filosofia e religioni orientali. In un momento di crisi personale e creativa, decide quindi di recarsi in questa terra lontana, resa a lui celebre dai racconti favoleggianti dei genitori.
“Nel viaggiare in India e in Cina non ho seguito il percorso delle navi e delle ferrovie ma ho cercato da solo tutti i ponti magici.”
Il viaggio durerà circa tre mesi. Partito il 7 settembre 1911 da Genova rientro a fine dicembre qualche giorno prima della fine dell’anno.
Hermann Hesse si reca in India con il suo amico pittore Hans Sturzenegger (1875-1943). Il 4 settembre 1911 partirono e guidarono attraverso la Svizzera e l’Italia settentrionale fino a Genova e lì si imbarcano sul piroscafo “Prinz Eitel Friedrich” del Lloyd della Germania settentrionale, che parte il 7 settembre. scarti. Il suo editore S. Fischer gli fornì un’indennità di viaggio di 4.000 marchi senza obbligarlo a fare un uso letterario del viaggio
L’itinerario, che Hesse descrive anche in dall’India, lo porta dal Mediterraneo al Canale di Suez, attraverso il Mar Rosso, a Penang, Singapore, Sumatra meridionale, Palembang, di nuovo a Singapore e infine a Kandy in Sri Lanka.
Non sopportando il clima tropicale, inizia il viaggio di ritorno senza aver visitato «la costa del Malabar – il paese natale di sua madre e torna a casa l’11 dicembre 1911.
Hermann Hesse non arrivò nella regione che oggi chiamiamo il “subcontinente indiano”, per non parlare dell’odierno stato nazionale dell’India.
Problemi legati all’alimentazione, costi elevati del viaggio ma anche sfiancato da malattie tropicali lo costrinsero ad anticipare il rientro. Anche per questo motivo il viaggio inizialmente deluse le aspettative di Hesse. Il mancato raggiungimento della pace interiore tanto cercata, e la delusione per una terra che immaginava più bella lo deludono, tuttavia al rientro rielabora pensieri e appunti di viaggio e rivolta la sua opinione originale.
Come scrive Elisabetta Potthoff nella presentazione del libro:
«Le testimonianze Dall’India abbracciano questo ampio itinerario ed evidenziano un percorso di capovolgimento che trasforma la disillusione iniziale in possibilità di nuova acquisizione. Le prime dirette impressioni del viaggio descrivono l’itinerario del disincanto, mostrano i segni di corruzione della vagheggiata perfezione edenica e chiaramente indicano come il rigoglio della natura tropicale si riveli impossibile patria per l’europeo chiamato a erigere altrove il suo paradiso. Ma gli scritti successivi al ritorno, articoli, recensioni, annotazioni e pagine di diario recuperano a vari livelli l’esperienza dell’Oriente che acquista nuovo valore per la sua vita religiosa, capace di conservare intatta quella mistica coralità che l’Occidente ha per sempre perduto smarrendosi nella frammentazione.»
Il disincanto inziale e l’idea di Oriente come alternativa all’Occidente si presenteranno nelle opere successive di Hermann Hesse e raggiungerà il suo apice nel romanzo Siddharta pubblicato nel 1922, massima espressione dell’individuo nel mondo Orientale, elaborando una concezione molto originale sulla religione induista e buddhista.
“Dall’India” struttura del libro
Il libro si compone di tre parti. Una prima parte autentico diario di viaggio, cronologia anche dettagliata del viaggio con appunti, descrizioni più o meno corpose, riflessioni e considerazioni sul viaggio.
Segue poi una parte centrale che raccoglie scritti e considerazioni ricordando l’Asia e in special modo l’India e le religioni dell’India, e nella parte finale ci sono 5 racconti: “Leggenda del re indiano”, “La fidanzata”, “Robert Aghion”, L’uomo della foresta” e “Una vita Indiana”.
“Ma è rimasta l’esperienza di un viaggio favoloso nella terra appartenuta a lontani progenitori, di un ritorno alle mitiche condizioni di fanciullezza dell’umanità e un profondo rispetto per lo spirito dell’Oriente che, nelle sue caratteristiche indiane o cinesi, da allora mi sarebbe parso sempre più affine sino a divenire uno spirito consolatore e profetico.”
Il libro oltre a ripercorrere il viaggio in Asia è una raccolta di testi, riflessioni, pensieri, poesie e testi narrativi di Hesse che parlano dell’India della sua cultura, delle sue arti con particolare attenzione alle religioni. Anche se di fatto l’India di Hesse si sarebbe limitato alle prime tappe a Ceylon, Sumatra e in Indonesia diventa nell’immaginario dell’autore la destinazione di emblematico pellegrinaggio.
L’India che Hermann Hesse non vide mai, diventa l’immagine, l’idea di un luogo leggendario caricato di significati. Se l’Occidente ha perso la sua identità e valori, l’India e l’Oriente conserva ancora quell’umanità persa qui in Occidente.
“Ma lo spettacolo più bello di ogni altro è stato quello che ci hanno offerto gli uomini. L’andatura trasognata di un indù, lo sguardo dolce come la triste bellezza di un cerbiatto del gracile singalese, il bianco lucente negli occhi dello scuro, bronzeo tamil […]. Il balbettio di un mendicante nell’incomprensibile gorgoglio del dialetto straniero, l’intesa senza parole tra uomini di dieci popoli e lingue diverse, la compassione per gli oppressi, l’irrisione degli orgogliosi opprressori e sempre, ovunque, la sensazione strana e felice di sentire tutti questi uomini nostri simili, fratelli, compagni di vita!”
di
Nel dibattito che ne verrà prenderà contorni religiosi arrivando a vedere in termini negativi la religione cristiana e in termini positivi l’induismo e il buddhismo
Questa ricerca culminerà con il romanzo Siddharta o come lo definisce Hesse un “saggio indiano”. Con Siddharta l’lndia diventa una meta leggendaria, il libro diventa un manuale d’iniziazione che spinge migliaia di occidentali per lo più giovani ad intraprendere un viaggio in India sulle rive del Gange per cercare la pace interiore
Hermann Hesse, nato il 2 luglio 1877 a Calw/Württemberg, figlio di un missionario baltico tedesco e figlia di un indologo del Württemberg, è morto il 9 agosto 1962 a Montagnola vicino a Lugano.
Nel 1946 ricevette il Premio Nobel per la Letteratura e nel 1955 il Premio per la Pace del commercio librario tedesco. Dopo un apprendistato come libraio, dal 1904 lavorò come scrittore freelance, prima a Gaienhofen sul Lago di Costanza e poi in Ticino.
È uno degli autori tedeschi più noti del XX secolo, tra le sue opere più importanti occorre citare Demian (1919), L’ultima estate di Klingsor (1920), Siddharta (1922) e Il lupo della steppa (1927), Narciso e Boccadoro (1930) e Il gioco delle perle di vetro (1943)
Volker Michels, nato nel 1943, dopo aver studiato medicina e psicologia, è entrato a far parte delle case editrici Suhrkamp e Insel nel 1969 come docente di letteratura tedesca. ha lavorato anche come editore per numerosi autori del presente e del passato. In particolare si è dedicato alle opere e alle lettere di Hermann Hesse, di cui ha pubblicato il lascito letterario e artistico in più di cento volumi tematici e completato nel 2005 con l’edizione integrale di venti volumi.
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