“I figli della mezzanotte” di Salman Rushdie
Mondadori editore
I figli della mezzanotte è un romanzo allegorico di Salman Rushdie, pubblicato nel 1981. È un bellissimo romanzo tra i libri assolutamente da leggere per conoscere l’India e gli indiani, un romanzo ben scritto con una narrazione ricca e avvincente. Di fatto è una cronaca storica dell’India moderna incentrata sul destino inestricabilmente legato da due bambini nati entro la prima ora dell’indipendenza dalla Gran Bretagna. Salman Rushdie usa la storia romanzata per esplorare l’esperienza postcoloniale indiana.
“Io sono nato nella città di Bombay…tanto tempo fa. No, non va bene, impossibile sfuggire alla data: sono nato nella casa di cura del dottor Narlikar il 15 agosto 1947. E l’ora? Anche l’ora è importante. Bé diciamo di notte. No, bisogna essere più precisi… Allo scoccare della mezzanotte, in effetti. Quando io arrivai le lancette dell’orologio congiunsero i palmi in un saluto rispettoso. Oh, diciamolo chiaramente, diciamolo chiaro; nell’istante preciso in cui l’India pervenne all’indipendenza, io fui scaraventato al mondo. Ci fu chi boccheggiò. E, fuori dalla finestra, folle e fuochi d’artificio.”
Trama e storia
Esattamente a mezzanotte del 15 agosto 1947 nel giorno dell’indipendenza dell’India dalla colonizzazione britannica, due ragazzi nascono in un ospedale di Bombay (ora Mumbai), dove vengono scambiati da un’infermiera. Saleem Sinai, che sarà cresciuto da una coppia musulmana benestante, è in realtà il figlio illegittimo di una donna indù di bassa casta e di un colono britannico in partenza. Shiva, il figlio della coppia musulmana, viene dato a un povero artista di strada indù la cui moglie infedele è morta. Assieme a Saleem e Shiva, altri figli della mezzanotte, nati nella stessa ora, saranno legati da poteri telepatici e saranno dotati di poteri magici.
“I bambini della mezzanotte!… Nel Kerala un ragazzo era in grado di entrare in uno specchio e di riemergere da qualsiasi superficie riflettente del paese – laghi e (con un po’ più di difficoltà)le lucide carrozzerie metalliche delle automobili… e una ragazza di Goa era capace di moltiplicare i pesci… e c’erano bambini con poteri di trasformazione: un lincantropio sui colli Nilgiri, e sul grande spartiacque dei Vindhya un ragazzo che poteva aumentare o ridurre le proprie dimensioni quando voleva, e aveva già (maliziosamente) provocato scene di panico e voci u un ritorno dei Giganti…e nel Kashmir un bambino dagli occhi azzurri del cui sesso originario non fui mai sicuro, perché immergendosi nell’acqua poteva mutarlo a proprio talento. […]e vicino a a Jalna nel cuore del Deccan trovai un ragazzo rabdomante, e a Budge-Budge nei pressi di Calcutta una ragazza dalla lingua tagliente le cui parole avevano già il potere di infliggere ferite, per cui, dopo che ad alcuni era capitato di sanguinare copiosamente in seguito a certe frecce scoccate casualmente dalle sue labbra, avevano deciso di rinchiuderla in una gabbia di bambù e di farla scendere sulla corrente del Gange sino alle giungle del Sunderbands (che sono la legittima dimora dei mostri e dei fantasmi); ma nessuno osava andarle vicino, e lei girava ancora per la cittadina circondata da un vuoto di paura; e nessuno aveva il coraggio di negarle il cibo. C’era un ragazzo in grado di mangiare metalli e una ragazza che aveva il pollice talmente verde da far crescere melanzane da esposizione nel deserto del Thar; e tanti tanti tanti altri…
I figli della mezzanotte è una finta autobiografia in cui si fondono farsa personale e realismo politico (nello sfondo abbiamo l’India al tempo dell’indipendenza e la divisione con il Pakistan), solo per disintegrarsi in contingenza e assurdità. La voce narrante del romanzo è Saleem Sinai che combina la storia della sua infanzia con quella dell’India stessa. Saleem rappresenta l’India moderna. Quando ha 30 anni, scrive il suo libro di memorie, I figli della mezzanotte. Shiva è destinato ad essere il nemico di Saleem e l’eroe di guerra più onorato dell’India. Questo romanzo multistrato colloca Saleem in ogni evento significativo avvenuto nel subcontinente indiano nei 30 anni successivi all’indipendenza.
Saleem afferma: “Per capire una sola vita, dovete inghiottire il mondo”, e questo romanzo elastico si agita piacevolmente in tutte le direzioni per inglobare il narratore, i suoi parenti, la nazione e i suoi abitanti. L’approccio rifratto e distorgente alla narrativa è imitato nella forma fisica del narratore stesso, nel grottesco con cui Rushdie descrive Saleem, un testa calva, un naso enorme e un po’ del suo dito manca.
«Un anglo?» esclama Padma inorridita. «Cosa mi stai raccontando? Sei un anglo –indiano? Il tuo nome non è il tuo?»
«Io sono Saleem Sinai» le dissi. «Naso che cola, Faccia macchiata, Tira su col naso, Testa pelata, Quarto di Luna. In che senso dici che non è il mio?»
Va detto che non sempre la scrittura del romanzo è facile, infatti la storia non è idealmente lineare, ma ricca di cambi di situazioni, personaggi che improvvisamente appaiono, ricordi, disgresssioni … un disordine o caos che può inizialmente spaventare ma che lentamente si ordina anche prendendo confidenza con la scrittura di Salman Rushdie. Per cui portate pazienza soprattutto nelle prime pagine che possono spaventare e indurre il lettore ad abbandonare il testo ma superato il primo impatto la lettura diventerà più scorrevole.
Premi e adattamenti
I figli della mezzanotte ha vinto e ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra questi il “Booker Prize”, nel 1993 è stato nominato “Booker of Bookers” e nel 2008 “Best of the Booker”. È nella classifica dei 100 libri del secolo di le Monde.
Nel 2012 il romanzo è stato adattato al grande schermo dalla regista indiana ora residente in Canada Deepa Mehta famosaper la splendida trilogia “Water – Earth – Fire“, il cui film “Water” le valse la nomination all’Oscar come miglior film straniero
È notizia recente che Netflix ha ordinato un adattamento in più episodi tratto dal romanzo, e lo stesso autore Salman Rusdie collaborerà per la trasposizione del romanzo.
Sto leggendo il libro, è veramente magico, è bellissimo, appena finito lo rileggerò per non perdere niente!