“Mustang. Un viaggio” di Tiziano Terzani
Edito Fandango Libri
Nell’aprile 1995 Tiziano Terzani affronta un viaggio in Mustang. Dopo aver viaggiato e vissuto per anni in diversi paesi dell’Asia e aver visto davanti ai propri occhi i diversi paesi trasformarsi, mutarsi e in continuo progresso, Terzani decide di affrontare questo viaggio in Mustang. In quegli anni il Mustang si era da poco aperto all’occidente, l’ingresso era contingentato, limitato e pochi conoscevano l’esistenza di questo luogo.
«I posti al mondo in cui la “civiltà”, con tutti i suoi prodotti, non è ancora arrivata sono ormai pochi. Uno di questi, avevo sentito dire, era un angolo dimenticato del Nepal.»
Il Mustang o Regno di Lo si trova alle pendici dell’Himalaya nella zona montuosa denominata Parbat. Anche se si trova nel Nepal il Mustang è una regione di cultura tibetana, uno degli ultimi luoghi dove ritrovare l’autentico Tibet non tanto paesaggisticamente, ma soprattutto da un punto di vista culturale e religioso.
Il libro o racconto ci introduce brevemente al Mustang, la sua collocazione geografica, culturale-religiosa e storica. Il Mustang, un lembo di terra che dal 1380 è governato da un re, che ne fa una delle monarchie più antiche e longeve del mondo. Sfuggito alla repressione cinese che si è fermata al confine con il Tibet, si è aperto agli stranieri e al turismo solo nel 1992. Ancora oggi l’attuale monarca si divide tra Kathmandu dove trascorre l’inverno e Lo Manthang (capitale del Mustang) dove trascorre la stagione estiva.
Il Mustang tagliato fuori dal resto del mondo, incontaminato da influenze esterne è stato per secoli fermo nel tempo, dove il progresso e la modernità occidentale non sono mai arrivati e il paese con il suo re e sudditi hanno vissuto isolati in armonia e pace, dove le arti e le tradizioni dei tibetani sono sopravvissute nella loro forma originaria. Isolati in questa terra difficilmente accessibile gli abitanti del Mustang avevano sviluppato un loro sistema di sopravvivenza.
«Per i nepalesi, che sono hindu, gli abitanti del Mustang, buddhisti, con la loro lingua e cultura diversa, sono estranei. Per giunta estrani e di casta inferiore. La parola Bhote con cui i nepalesi identificano i tibetani, è sinonimo di “primitivo”, “sporco”. Di qui la loro assoluta mancanza di rispetto per tutto ciò che è tibetano e la grande minaccia per il Mustang: questo minuscolo, dimenticato regno fra le montagne è l’ultima goccia di puro, antico Tibet che esiste al mondo e l’attuale politica di Kathmandu è quella di “nepalizzarlo”, di Assimilarlo.»
In questo viaggio in Mustang a volte a piedi a volte a cavallo, Terzani racconta il Mustang tra passato presente e un futuro incerto. I gompa o monasteri si stanno spopolando di monaci, i tesori buddhisti tanka, reliquie religiose sono preda di ruberie e saccheggi. I villaggi si stanno spopolando e rimangono solo i vecchi con i bambini mentre le persone giovani appena possono migrano a valle verso Pokhara o Kathmandui. Stanno arrivando piccoli gruppi di turisti con il loro carico di modernità: soldi, cioccolato, penne a sfera, scarpe di ginnastica, chewing-gum.
Il racconto diventa una riflessione sulla modernità, sullo sviluppo perché finché migliora la vita e un bene ma nel momento che questo progresso, sviluppo o modernità allontana la gente dalle tradizioni, dalla propria lingua, dai costumi locali mina la propria identità la rende meno autosufficiente e sempre più dipendente dai prodotti occidentali.
Il libro è accompagnato da fotografie dello stesso Terzani. Immagini in bianco e nero che riflettono e raccontano il Mustang visto dagli occhi dello stesso Terzani: testimonianza del paese, spaccati di vita quotidiana, paesaggi. Semplici scatti che immortalano chorten, teschi di yak accatastati, bambini sporchi dai nasi mocciosi, il vecchio nobile re, carovane e cavalli.
«Dopo cinque giorni di marcia, a volte a piedi a volte a cavallo, improvvisamente, in mezzo a una piana circondata da colline brulle e giallastre , appare Lo Mantang. Con le sue tre Gompa dipinte di rosso, le mura di fango bianche di calce e i due salici giganteschi, la città pare intatta come il giorno della sua fondazione. Da lontano, si ha l’impressione di essere finalmente arrivati al cuore di un segreto mai prima svelato. Avvicinandosi, l’immagine si smitizza e il viaggiatore finalmente capisce: il senso della ricerca sta nel cammino fatto e non nella meta; il fine del viaggiare è il viaggiare stesso e non l’arrivare.»
Il libro è introdotto da una prefazione di Nicola Zingaretti, che nel 2011 nella veste di presidente della provincia di Roma aveva curato la mostra Tiziano Terzani Clic! 30 anni d’ Asia. La mostra, dove furono esposte circa cento foto scattate nei paesi dove Terzani aveva vissuto e viaggiato: Vietnam, Cina, Filippine, Giappone, India e Mustang.
C’è poi anche una breve presentazione dal titolo “Qui non era “successo” niente” del figlio Folco Terzani.
Il testo del libro era stato precedentemente pubblicato con il titolo “Mustang: paradiso perduto” nel libro in Asia sempre di Tiziano Terzani uscito nel 1998.
Tiziano Terzani nasce a Firenze nel 1938. Scrittore e giornalista italiano, per oltre trent’anni, dal 1972 al 2004, vive in estremo oriente con la moglie Angela e i figli Saskia e Folco. Corrispondente del settimanale tedesco Der Spiegel, collabora anche con L’espresso, la Repubblica e Il Corriere della Sera.
I suoi libri tradotti in molte lingue, raccontano le grandi storie di cui è stato testimone, l’evoluzione del continente asiatico spesso su fronti “scomodi”, dal Vietnam, la Cina, la Cambogia, fino alla Russia. Negli ultimi anni della vita anche a seguito di una malattia si concentrò nella ricerca della pace interiore, che lo portò ad accettare serenamente la morte.
In Pelle di leopardo (1976) racconta la fine della guerra in Vietnam; in La porta proibita (1984) la Cina del dopo Mao; in Buonanotte, signor Lenin (1992) il crollo dell’Unione Sovietica; nel libro In Asia (1998) raccoglie le sue migliori corrispondenze dall’oriente; con Un indovino mi disse (1995), Lettere contro la guerra (2002) e Un altro giro di giostra (2004) affronta i temi che riguardano direttamente l’uomo e raggiunge un vastissimo pubblico.
Muore a Orsigna nel luglio 2004.
Escono postumi La fine è il mio inizio, a cura di Folco Terzani; Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia, con uno scritto di Angela Terzani Staude; Un mondo che non esiste più, fotografie e testi scelti da Folco Terzani ed infine Un’idea di destino. Diari di una vita straordinaria.
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