“Tra la terra e il cielo” di Neeraj Ghaywan
Il titolo originale di questa pellicola indiana è Masaan che significa crematorio. È un film del 2015 del regista indiano esordiente Neeraj Ghaywan, scenografia dello scrittore Varun Grover che è stato presentato al Festival di Cannes 2015 nella sezione “Un Certain Regard“. Qui a Cannes il film ha ricevuto il premio FIPRESCI (federazione internazionale della stampa cinematografica), della stampa e un premio speciale per la sua categoria. In India ha anche ottenuto il premio nazionale Indira Ghandi come miglior debutto alla regia da parte del regista Neeraj Ghaywan.
“Cos’è la vita? L’armonia tra i cinque sensi.
Cos’è la morte? Il disordine tra essi.”Brij Narayan Chakbast
“Tra terra e il cielo” la trama
Siamo a Varanasi o Benares la città sacra per gli indù sulle rive del sacro Gange. Il film narra la storia di due vicende con due protagonisti che poi si incrociano.
Il primo di questi racconta la storia della studentessa Devi Pathak (Richa Chadda). Il film si apre proprio con lei e con il suo compagno di studi, Piyush Aggarwal, che hanno un incontro amoroso in una camera di hotel. Vengono interrotti da un’irruzione di poliziotti, precedentemente avvisati dallo staff dell’hotel che sospettavano che Devi e Piyush si abbandonassero a “comportamenti indecenti”. L’ispettore Mishra (Bhagwan Tiwari) riprende con il suo cellulare la giovane Devi ancora semivestita sul letto, mentre Piyush si rifugia in bagno. L’ispettore Mishra si reca dal padre di Devi, il bramino Vidyadhar Pathak (Sanjay Mishra), ricattandolo di rendere pubblico il video e per evitarlo, chiede 3 lakh (300.000 rupie) per mettere a tacere la questione. Si tratta di una cifra spropositata, da raccogliere in poco tempo.
Nel tentativo di recuperare i soldi, Vidyadhar inizia un gioco di scommesse, dove le persone scommettono su piccoli ragazzi del posto che si immergono nelle acque del Gange per raccogliere il numero massimo di monete dal letto del fiume entro un determinato tempo. Ciò permette alle persone di scommettere su Jhonta (Nikhil Sahni), un orfano, che lavora per lui dopo che Jhonta si è offerto volontario per il gioco. Nel frattempo, Devi deve cambiare lavoro a causa dello stigma associata a lei che ha rapporti sessuali pre-matrimoniali. Alla fine ottiene un lavoro governativo nelle ferrovie di Varanasi, ma anche qui le notizie riguardanti la sua vicenda sessuale la mettono in crisi e in cattiva luce. Decide quindi di lasciare Varanasi e di andare ad Allahabad.
La seconda narrazione riguarda Deepak Kumar (Vicky Kaushal), un ragazzo di Varanasi della comunità Dom la cui famiglia lavora nei ghat nella cremazione bruciando le pire funerarie. Deepak vuole superare le barriere e le restrizioni che la società castale impone. Studia ingegneria civile in un college politecnico dove incontra e si innamora di Shaalu Gupta (Shweta Tripathi), una ragazza indù di alta casta. Iniziano a incontrarsi e durante un viaggio ad Allahabad sulle rive del Gange, condividono un momento intimo. Di ritorno a Varanasi, Deepak le parla della sua casta e del lavoro che fa cioè quello di bruciare cadaveri. Shaalu rimane ferma e convinta e gli dice che rimarrà con lui anche se i suoi genitori rifiuteranno di dare il consenso a questa unione. Lei gli chiede di concentrarsi sui suoi studi e di ottenere un buon lavoro.
Tuttavia, sfortunatamente, durante un viaggio di pellegrinaggio con la sua famiglia, Shaalu muore in un terribile incidente d’autobus. Il suo corpo con quelli di altre vittime finisce nello stesso crematorio dove lavora la famiglia di Deepak. Deepak è distrutto nel vedere il suo corpo morto e perde ogni scopo nella sua vita. Conserva il suo anello come ricordo, che poi in un momento di disperazione lancerà nel Gange. Anche per superare il dolore accetta un lavoro come ingegnere civile ad Allahabad.
“Cos’è la vita? L’armonia tra i cinque elementi. Cos’è la morte? Il disordine tra essi.”
Infine ad Allabadad a Sangam (il Triveni Sangam è così chiamato l’area di confluenza dei tre grandi fiumi Gange, Yamuna e Saraswati) su un ghat Devi e Deepak casualmente si incontrano, e hanno un breve conversazione.
Recensione e commenti
Come si evince dalla trama la storia è molto bella ed affronta temi molto attuali che meritano attenzione. Magari in alcuni frangenti alcune narrazioni possono sembrare slegate o leggere ma la bontà e il fine del film è ottima.
Si parla della volontà di emancipazione sessuale di Devi, del sistema castale di Deepak, della lotta di entrambi per uscire da questa “gabbia”. Si parla anche dello stato di ultimo del bambino orfano Jhonta … il tutto in un contesto sociale dove tradizione millenaria, riti e costumi si intrecciano e si devono confrontare con il presente di una generazione legata ai valori sociali globali.
In fondo si tratta di uno spaccato della società indiana in eterno conflitto tra passato, presente e futuro, tra tradizione e progresso, tra libertà e repressione.
Da un punto di vista visivo molto bella la fotografia di Varanasi, del Gange e dei suoi ghat, abluzioni e cerimonie, una splendida pubblicità per Varanasi anche se non ne aveva bisogno.
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