“Un’idea dell’India” di Alberto Moravia
Alberto Moravia nel 1961 effettua un viaggio in India come inviato del “Corriere della Sera” . Non è il suo primo viaggio in India, ma si tratta della sua seconda esperienza, la prima era avvenuta nel 1937 di passaggio diretto in Cina. Da questo soggiorno sono usciti undici articoli pubblicati sul quotidiano in quei tempi, raccolti lievemente modificati in questo libro edito Bompiani. Nel suo soggiorno in India non sarà solo, ci sarà Pier Paolo Pasolini anche lui in India per la stessa ragione inviato dal “Giorno” e la moglie Elsa Morante.
“Allora sei stato in India. Ti sei divertito?
No.
Ti sei annoiato?
Neppure.
Che ti è accaduto in India?
Ho fatto un’esperienza.
Quale esperienza?
L’esperienza dell’India.
E in che cosa consiste fare l’esperienza dell’India?
Consiste nel fare l’esperienza di ciò che è l’India.
E che cos’è l’India!
Come faccio a dirtelo? L’India è l’India.
Ma poniamo che io non sappia affatto che cos’è l’India. Dimmi tu che cos’è?
Neppure io so veramente cosa sia l’India. La sento, ecco tutto. Anche tu dovresti sentirla.
Cosa vuoi dire?
Voglio dire che dovresti sentire l’India come si sente, al buio, la presenza di qualcuno che non si vede, che tace, eppure c’è.
Non ti capisco.
Dovresti sentirla, laggiù, a oriente, al di là del Mediterraneo, dell’Asia minore, dell’Arabia, della Persia, dell’Afghanistan, laggiù, tra il Mare Arabico e l’Oceano Indiano, che c’è e ti aspetta.”
Queste sono le prime righe del libro di Moravia e basterebbero per giustificare e incentivare la lettura del libro di Alberto Moravia.
Questa monografia offre un’immagine singolare dell’India, è un viaggio preparato con cura dall’autore e non da sprovveduto inviato come ci riferisce lui stesso: “L’india vista con gli occhi del turista ignorante può anche essere una delusione”, qui Moravia cerca delle risposte, muovendosi in questo immenso popolato paese pieno di contraddizioni. Cerca di parlare con la gente, di capire proprio per farsi un’idea dell’India. Riferendosi a Pasolini che trascriverà le sue impressioni di viaggio in “L’odore dell’India” si dirà spesso che i due libri rispecchiano due diversi approcci e stili: Pasolini è più sentimentale mentre Moravia è più razionale, freddo, distaccato, a tratti cinico, a sintetizzare le differenze di scrittura che hanno riportato sull’India.
Moravia partendo da esperienze dirette: i fuochi di Benares, l’accattonaggio per le strade, la visita di bellissimi templi, l’incontro con Nerhu, ecc. … analizzerà singoli aspetti del mondo India per cercare di capire, trovare una ragione e arrivare ad una conclusione. È un’analisi fredda razionale attenta e la lucida, e non sempre l’India che ne esce è quella che ci si aspetta, ma il fascino e la bellezza che Moravia riporterà dell’India si legge in queste pagine, uno splendido esempio di un modo di fare reportage di viaggio di un giornalismo ormai perduto con Moravia, Terzani e la Fallaci un giornalismo senza la televisione senza internet, quando ancora il giornalismo sapeva ergersi al rango di letteratura.
Il capitolo che più di altri è espressione e sintesi del pensiero di Moravia sull’India è il capitolo dove affronta le ragioni della povertà in India.
“Spesso gli indiani ci domandano quale sia l’aspetto del loro paese che ci ha colpiti di più. Dobbiamo notare che gli indiani fanno questa domanda in una maniera quasi triste, come se prevedessero in anticipo la risposta. La quale, infatti, non può essere che una sola: “La povertà.” A questa risposta gli indiani scuotono il capo come a dire: “Lo sapevamo.” Nessuno protesta e cerca di suggerire altri aspetti più degni di nota. E sì che in India molte sono le cose, alcune delle quali bellissime, che possono fermare l’attenzione del viaggiatore. Ma la povertà, almeno oggi, è veramente il motivo dominante.”
Da questa introduzione che troviamo all’inizio del capitolo, Moravia parte ed analizza gli aspetti della povertà che colpisce il viaggiatore in India, riporta esperienze personali, descrive i vari esempi di povertà che si incontrano per le vie dell’India, e da questa riflessione Moravia ragiona e ne esce con quelle che secondo lui sono le principali ragioni di questo fenomeno che possiamo riassumere in: sistema caste, degenerazione superstiziosa di concezioni religiose, dominazione inglese infine cause naturali clima e situazione geofisica dell’India.
Anche i capitoli su Khajuraho e la rappresentazione dell’atto sessuale nei templi, i roghi di Benares e la concezione della vita indiana, l’impurità con il sistema caste e il muoversi in India sono i testi che meglio uniscono il genio descrittivo dello scrittore con l’analisi attenta del giornalista.
Al termine della lettura verrà certamente voglia di leggere “L’odore dell’India” di Pier Paolo Pasolini per confrontare le impressioni. Lo stesso viaggio la stessa India vista con occhi diversi. Esistono a proposito saggi e articoli che confrontano questi due reportage.
Noterete che si trattano di due letture diverse dell’India, a volte opposte. La scrittura di Pasolini è più passionale, religiosa, umana anche nel titolo del libro “L’odore dell’India” rimanda a questa sensibilità … e a tratti la lettura può risultare un po’ noiosa, ma Pasolini è così. Al contrario Moravia con “Un’idea dell’India” sembra quasi il suo opposto, è scientifico, razionale, distaccato, pragmatico, preciso, a volte cinico e distaccato. Forse una scrittura più vicina al classico reportage per come lo si è abituati ad intendere, forse più curata e attenta … e forse lascia a Pasolini la riflessione, la pietà umana … in fondo sono due letture complementari.
“L’India è laggiù ad oriente, non si vede ma c’è. Anche tu dovresti sentirla, come si sente la presenza di qualcuno che non la si vede eppure c’è.”
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